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Anziano fragile: l’importanza di saperlo accudire

Anziano fragile: l’importanza di saperlo accudire

Prendersi cura di un anziano fragile rappresenta un impegno di notevole importanza ed è essenziale avere una conoscenza adeguata delle necessità specifiche della persona da assistere. Tuttavia, quel che accade di frequente è che, di fronte a sfide come queste, i caregiver si trovano totalmente impreparati.

Questo succede perché i parenti dell’anziano fragile non hanno alcuna esperienza nel campo assistenziale e nessuno si preoccupa di fornire loro indicazioni precise sulle operazioni da svolgere. Tutto ciò non può che portare gli assistenti a commettere degli errori e a peggiorare notevolmente la vita dell’anziano.

Per far fronte a questo problema, nell’articolo di oggi forniremo al lettore alcune importanti linee guida da seguire e lo faremo seguendo i consigli di un’esperta, la dottoressa Stefania Velitti, specializzata proprio nella cura dei pazienti in età geriatrica.

Chi è l’anziano fragile: definizione

Con soggetto fragile si intende quella persona affetta da importanti problemi di tipo fisico e/o cognitivo che necessita di assistenza continua. Gli anziani che versano in questo stato hanno una capacità ridotta di svolgere le normali attività quotidiane e dipendono in modo totale dai loro caregiver. 

Tuttavia, questi ultimi, nel caso in cui non lavorino in ambito sanitario, sono totalmente ignari dei comportamenti da adottare per accudire il proprio caro bisognoso nel modo corretto e, di conseguenza, gli errori sono sempre dietro l’angolo.

Errori comuni nella cura dell’anziano fragile

Nei suoi anni di operatività, la dottoressa Velitti ha potuto osservare alcuni errori comuni nella gestione dell’anziano fragile che hanno messo in evidenza l’assoluta necessità di avere caregiver familiari istruiti e preparati. 

Tra questi errori, ad esempio, rientra la modalità di somministrazione dei pasti a soggetti che presentano problemi nella deglutizione. In effetti, non è raro trovare caregiver che imboccano i loro cari da sdraiati, pensando che questo sia il modo migliore per facilitare loro la masticazione. Questo accade perché nessuno gli ha spiegato che il paziente che soffre di disfagia mangia meglio sulla sedia o, almeno, seduto sul letto, con i piedi fuori appoggiati su uno sgabello. In questo modo si evita che il boccone non ingerito correttamente finisca per nelle vie aeree e provochi una polmonite altamente rischiosa.

Un altro errore comune riguarda la comunicazione tra paziente e assistente. Non è raro trovare caregiver lamentarsi del fatto che i propri cari, affetti da qualche disturbo cognitivo (come la demenza senile), non reagiscano rispetto a ciò che gli viene detto di fare. Non è nemmeno insolito vedere coniugi o figli arrabbiati quando il proprio caro non vuole bere o non riesce ad alzarsi dal letto.

Tutto questo accade perché nessuno spiega ai caregiver che verso i propri cari è necessario esprimere totale empatia. Questo sentimento, infatti, è fondamentale per accudire una persona sofferente poiché aiuta a mettersi nei suoi panni, a comprendere il suo punto di vista e ad aiutarlo, sia dal punto di vista pratico che psicologico. 

Scambiare la fragilità dell’anziano per incapacità

Un comportamento comune e frutto dell’ingenuità di badanti, assistenti e caregiver è quello di interpretare la fragilità dell’anziano come incapacità a eseguire normali attività della vita quotidiana.

Certo, con l’invecchiamento molti anziani fragili potrebbero non riuscire più a fare la spesa o a cucinare, ma chi versa in buone condizioni fisiche potrebbe non avere alcun problema a svolgere in autonomia tutte queste operazioni. 

L’errore che si tende a commettere è quello di occuparsi in prima persona di tutte queste operazioni, portando il nostro caro a cadere in uno stato di depressione o facendo in modo che quest’ultimo perda totalmente la sua autonomia. 

A costo di dover lavare più tovaglie o pantaloni o pulire più spesso il bagno, i pazienti anziani hanno il diritto di mantenere la propria autonomia. Solo così è possibile scongiurare l’allettamento e un declino cognitivo e fisico troppo repentino.

Il ruolo della badante nell’accudire l’anziano fragile

A lungo andare, prendersi cura di un proprio caro malato diventa piuttosto stancante, sia fisicamente che psicologicamente. 

Questo vale tanto per i caregiver che per i badanti. Questi ultimi, costituiscono una risorsa preziosa per noi e per il benessere del nostro caro e, proprio per questo motivo, dobbiamo imparare a non riversare su di essi i nostri problemi e le nostre frustrazioni. 

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Impariamo a cooperare con loro e a creare un ambiente armonioso nel quale il nostro caro anziano non si senta sottoposto ad alcun tipo di stress. Per gestire questa situazione nel migliore dei modi, ed evitare quindi gli errori più comuni, la dottoressa Velitti ha deciso di mettere su carta ciò che ha potuto apprendere nel corso della sua carriera. 

Nel suo libroCome prenderci cura dei nostri anziani. Senza sensi di colpa e facendoci aiutarela dottoressa riporta le situazioni più comuni davanti alle quali si trova chi accudisce un paziente anziano: dalle vertigini con relativo rischio di caduta, alla depressione, alla demenza, all’incontinenza urinaria, alla polifarmacologia, passando per la corretta alimentazione e l’adeguata attività fisica. 

In ogni capitolo il lettore troverà le informazioni utili e i consigli pratici e psicologici, nonché la chiave per affrontare con maggiore consapevolezza ed efficacia le diverse situazioni e così superare gli ostacoli quotidiani con una maggiore dose di serenità.