“Non voglio più assistere mia mamma anziana”: cosa fare quando diventa troppo
Quella frase che non hai mai voluto pronunciare, nemmeno dentro di te. Eppure, dopo un’altra notte insonne, dopo l’ennesimo appuntamento saltato, dopo aver rinunciato ancora una volta a te stesso o te stessa, è lì: “Non voglio più assistere mia mamma anziana”.
E subito arriva il senso di colpa. Come puoi solo pensarlo? Lei che ti ha cresciuto, che ha sacrificato tutto per te.
Ma fermati un attimo.
Quel pensiero non ti rende una cattiva persona. Ti rende umano o umana, e soprattutto, ti sta dicendo qualcosa di importante: stai portando un peso troppo grande per una persona sola.
Quando l’amore non basta più
Assistere un genitore anziano non è come immaginarlo da lontano, non è solo preparare i pasti o aiutare con i farmaci. È un continuo stato di allerta, una presenza costante che richiede energie fisiche, mentali ed emotive che si consumano giorno dopo giorno.
Quando una mamma comincia a perdere autonomia, per l’età, per patologie come l’Alzheimer o il Parkinson, per fragilità cognitive o limitazioni motorie, la vita di chi la assiste cambia completamente. I ritmi si stravolgono, gli spazi personali si annullano, le notti si frammentano.
E tu, che magari hai anche un lavoro, una famiglia, figli piccoli, ti ritrovi a fare da equilibrista tra mille ruoli, senza tempo per fermarti. Senza tempo nemmeno per ammettere che sei stanco o stanca.
Ma la stanchezza non è un’opzione, è un segnale d’allarme che il tuo corpo e la tua mente ti stanno mandando. Ignorarlo non serve a nessuno, nemmeno a lei.
Quando assistere un genitore anziano diventa insostenibile
Non succede all’improvviso che il carico diventa troppo: si accumula, giorno dopo giorno, finché una mattina ti svegli e senti di non avere più forze.
Può essere quando:
- tua mamma ha bisogno di sorveglianza continua perché si dimentica i farmaci, lascia il gas aperto, esce e non ricorda più la strada di casa
- La gestione delle patologie diventa complessa: visite specialistiche, terapie, controlli continui (e qui sai bene quanto sarebbe utile la Legge 104 per ottenere permessi retribuiti)
- Le notti diventano il momento più difficile: risvegli frequenti, agitazione, paura
- La convivenza genera tensioni quotidiane: sui ritmi, sulle abitudini, sulle piccole e grandi decisioni
- Ti accorgi che hai smesso di vivere la tua vita: non esci più, non vedi amici, non hai tempo per te
Il problema non è la mancanza d’amore. Il problema è che nessuno può fare tutto da solo, per mesi o anni, senza conseguenze.
I segnali che non puoi più ignorare
Il corpo parla chiaro, anche quando tu cerchi di non ascoltarlo:
- Ti svegli già stanco o stanca
- Sei sempre irritabile, anche per cose minime
- Non riesci più a concentrarti
- Hai perso la pazienza che avevi all’inizio
- Ti senti in colpa qualunque cosa tu faccia: se esci, se riposi, se chiedi aiuto
- Hai la sensazione di non essere mai abbastanza
Questi non sono capricci, è esaurimento, ed è il momento di cambiare qualcosa.
La trappola del senso di colpa
Lo so cosa stai pensando: “Mia madre ha fatto tutto per me, ora tocca a me”.
Ed è vero, l’amore che provi è reale, profondo, incondizionato. Ma l’amore non ti rende invincibile, non ti moltiplica le ore del giorno né le energie che hai.
Il senso di colpa è il peso invisibile più grande che portano i caregiver. Quello che ti fa dire “Se chiedo aiuto, sto abbandonando mia madre”, “Una badante non può volerle bene come me”, “Cosa diranno gli altri se delego?”
Ma qui c’è una verità scomoda: una persona caregiver esausta non può dare buona assistenza. Non per mancanza di volontà, ma perché le forze umane hanno un limite.
Chiedere aiuto, permette a entrambe, a te e a tua madre, di vivere meglio.
Le soluzioni concrete esistono (e non sei solo o sola)
Quando pronunci quella frase — “non voglio più assistere mia mamma anziana” — non stai dicendo che vuoi abbandonarla. Stai dicendo che hai bisogno di supporto. E il supporto esiste.
1. L’assistenza domiciliare professionale
Una badante qualificata può seguire tua madre nelle attività quotidiane, nella gestione dei farmaci, nell’accompagnamento a visite e terapie, nella sorveglianza. Non per sostituire il tuo ruolo, ma per alleggerirlo. Tu resti la figlia o il figlio, con tutto l’amore che questo comporta, ma non sei più solo o sola a portare il peso pratico dell’assistenza.
2. I diritti che forse non conosci
La Legge 104 ti permette di ottenere permessi retribuiti per assistere tua madre. Esistono agevolazioni fiscali, contributi regionali, congedi straordinari. Spesso non si conoscono tutte le possibilità: informarsi può fare una differenza concreta nella gestione quotidiana.
3. Condividere il carico con altri familiari
Fratelli, partner, cugini: la cura di un genitore anziano non può ricadere su una sola persona. Anche se finora è stato così, non significa che debba continuare. Una riunione di famiglia, chiara e onesta, può redistribuire responsabilità e dare a tutti, compresa tua madre, un’assistenza più equilibrata.
4. Il supporto psicologico
Parlare con uno psicologo o partecipare a gruppi di caregiver aiuta a elaborare stanchezza, rabbia, colpa, paura. È una necessità per chi assiste un genitore anziano in condizioni complesse.
“Mia madre non vuole la badante”
È una delle frasi che sentiamo più spesso, capiamo quanto sia frustrante.
Ma spesso il rifiuto nasce dalla paura di essere un peso, di perdere controllo, di far entrare un estraneo nella propria vita, non da un vero rigetto dell’aiuto.
Quello che funziona è un approccio graduale:
- inizia con poche ore, in momenti specifici (per esempio durante l’accompagnamento alle visite)
- presenta la figura di supporto come un aiuto per te, non come una sostituta
- permetti a tua madre di conoscere la persona, di creare un rapporto di fiducia
- valorizza l’autonomia che questa presenza può darle
Nella maggior parte dei casi, con pazienza e continuità, la persona anziana accetta e apprezza questo supporto.
Cosa fare adesso
Se hai letto fino a qui, probabilmente quella frase “non voglio più assistere mia mamma anziana” l’hai pensata anche tu, e probabilmente ti senti ancora in colpa per averlo fatto.
Ma ascolta, non devi farcela da solo o da sola, non sei obbligato o obbligata a essere invincibile.
Quello che puoi fare, subito, è:
- riconoscere il tuo limite senza vergogna
- cercare un aiuto concreto: che sia un’assistenza domiciliare, anche solo per poche ore, o un sostegno psicologico
- costruire una rete con familiari, servizi territoriali, professionisti
Badacare aiuta le famiglie a non restare sole. Con badanti qualificate, referenziate, formate. Con un supporto umano, trasparente, che semplifica ciò che oggi ti sembra insormontabile.
La cura resta un gesto d’amore, ma l’amore, per durare, ha bisogno di essere sostenuto.
Chiedere aiuto non è lasciare sola tua madre, ma permettere a entrambi di essere più protetti, più sereni, più accompagnati.
