Cattivo sonno e Alzheimer: uno studio dimostra un legame diretto

Riposare bene è importante. Dormire il giusto numero di ore permette al corpo di ricaricarsi e vivere la giornata con più energia. In più, dedicare tempo al riposo sin dalla giovane età serve anche per mantenere uno stile di vita sano, elasticità mentale (fondamentale per invecchiare bene) e avere benefici a lungo termine.

Il sonno, infatti, ha una funzione tutt’altro che dormiente perché ripulisce tutte le tossine a livello cerebrale che accumuliamo durante il giorno attraverso le nostre funzioni vitali, come l’attività del metabolismo, del sistema immunitario e del cuore. 

Tra le varie tossine, ce n’è una in particolare, la proteina beta-amiloide, che, secondo una recente ricerca dell’ospedale Molinette e l’Università di Torino, è la principale responsabile dello sviluppo dell’Alzheimer

Approfondiamo insieme come funziona questo processo e la nuova scoperta che lega sonno e Alzheimer. 

Fasi del sonno: effetti e disturbi

Quando dormiamo, il cervello continua a essere attivo, perché lavora per ripulire ed elaborare informazioni, rinforzando anche la memoria. Durante il sonno, si alternano delle fasi conosciute come fase REM – dove l’acronimo sta per Rapid Eye Movement (movimenti rapidi degli occhi) – e fase non-REM, quella “del sonno leggero”. 

Per semplificare il complesso sistema del sonno, possiamo dire che durante la fase non-REM le funzioni vitali sono più lente: il corpo non è paralizzato, ma rallenta l’attività dei reni, della respirazione, del battito cardiaco e l’attività dei neuroni.

La fase REM, invece, è la fase in cui il cervello è più attivo, quasi come quando siamo svegli. Questa fase è molto nota perché è il momento in cui avvengono i sogni. 

L’alternanza di queste fasi è del tutto naturale e avviene inconsciamente. Molto diverso è invece quando si interrompe il sonno e si presentano disturbi come l’insonnia, le apnee notturne e la sindrome delle gambe senza riposo, che provoca fastidio alle gambe e movimenti involontari delle stesse (ad esempio lo scalciare durante il sonno). 

Le cause dei disturbi del sonno sono spesso legate a ciò che viviamo da svegli: abitudini frenetiche e stress, salute mentale trascurata e pensieri negativi che influenzano la qualità del riposo. 

Disturbi del sonno e Alzheimer

Una qualità del sonno pessima causa di certo spossatezza, stanchezza e irritabilità, ma è anche responsabile dello sviluppo dell’Alzheimer, come ha dimostrato il Centro di Medicina del sonno dell’ospedale Molinette insieme all’Università di Torino.

Gli studiosi hanno mostrato che il sonno frammentato disturba il funzionamento del sistema linfatico, che ha la funzione di eliminare le tossine nel sistema nervoso centrale, tra cui la proteina beta-amiloide, responsabile dell’Alzheimer.

Questa malattia, come noto a molti, è frequente nelle persone di età avanzata, tra i 75-84 anni, ma lo studio ha mostrato che le conseguenze dell’insonnia sull’Alzheimer nascono sin dall’età giovanile, nei soggetti geneticamente predisposti alla malattia. 

La prevenzione si rivela la soluzione migliore: prendersi cura di sé, con uno stile di vita sano, aiuta a evitare o ritardare la comparsa di malattie fisiche e neurodegenerative.
Se in casa abbiamo una persona cara con demenza di Alzheimer, la giusta assistenza domiciliare è la soluzione per migliorare e rallentare il percorso della malattia, in particolar modo con l’assistenza domiciliare da parte di una persona competente per dare un supporto concreto e professionale alla persona e a tutta la famiglia.

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